venerdì 26 aprile 2013

Il grande bluff - La riforma della legge elettorale


Una delle scuse più gettonate per l'immondo governo che va creandosi è il classico "non si può tornare a votare con questa legge elettorale".
E sono d'accordo. Non solo perché è una legge che fa schifo e della quale anche recentemente il presidente della Corte Costituzionale ha evidenziato palesi limiti di costituzionalità, ma anche perché non garantirebbe un risultato di stallo diverso da quello attuale. Anzi è molto probabile che si ricaschi in una situazione analoga magari con la maggioranza alla Camera di segno opposto.
E' pur vero che non tutte le potenziali nuove leggi elettorali possano dare un risultato di governabilità quando c'è una situazione come quella attuale nella quale ci sono 3 forze più o meno alla pari, forse può esserlo solo una legge a doppio turno tipo quella dei sindaci.
L'inghippo però sta altrove, nel farci credere che per modificare la legge elettorale serve un nuovo Governo.
E ce lo dicono a reti e giornali unificati, con fare spocchioso e supponente.




La legge elettorale è un tipico argomento che deve essere affrontato esclusivamente dal Parlamento, tanto che quando Monti si è insediato a Palazzo Chigi il patto era "io rimetto in sesto i conti e la credibilità del paese, il Parlamento si occupi della riforma delle legge elettorale".
Il Parlamento però è ancora fermo perché non sono state costituite le commissioni permanenti che devono esaminare le proposte di legge per poi presentarle in aula.
Il problema è che ci raccontano che fino a che non c'è un governo non si possono fare le commissioni. FALSO.

- Intanto, come ricordato da Napolitano, un Governo c'è. Dimissionario, mai sfiduciato, ma c'è. E come detto non è certo il Governo che debba occuparsi della legge elettorale.

- L'attività del Parlamento, per precisa riserva di legge costituzionale (art. 64 Cost. "Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei componenti"), è guidata dai Regolamenti parlamentari.
Il Regolamento della Camera stabilisce che "i gruppi parlamentari devono essere costituiti entro 2 giorni dalla prima seduta" e che "ciascun gruppo, subito dopo la sua costituzione, designa i propri componenti nelle commissioni permanenti".
Analogamente il Regolamento del Senato stabilisce che "i gruppi parlamentari devono essere costituiti entro 3 giorni dalla prima seduta" e che "ciascun gruppo, entro cinque giorni dopo la sua costituzione, designa i propri componenti nelle commissioni permanenti".
Quindi, dal momento che la prima seduta di Camera e Senato è stata il 15 marzo, le Commissioni permanenti potevano e dovevano essere costituite e operative al più tardi dal 17 marzo alla Camera e dal 23 marzo al Senato.

- Quanto tempo ci vuole per fare una nuova legge elettorale? Dipende dalla volontà politica che si ha. Poteva essere necessario un solo giorno abrogando il "porcellum" e riesumando il "mattarellum" (cosa che io comunque farei subito perché se si va alle lunghe senza costrutto, almeno si parte da un punto fermo). Oppure settimane, forse uno o due mesi in caso di riforma più radicale.
Se solo si avesse la volontà politica di farlo e di sentirsi così anche liberi di poter tornare a votare.
Così come sono state fatte delle commissioni speciali che, tra l'altro, hanno permesso lo sblocco di 40 miliardi di pagamenti della Pubblica Amministrazione ai loro fornitori, si poteva lavorare alacremente sulla nuova legge elettorale. Se solo si aveva la volontà di farlo.

Certo, ci sarebbe poi un altro piccolo problema: non si può modificare un sistema elettorale nell'anno precedente le consultazioni. Ce lo dice l'Europa. Più precisamente la Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d'Europa, nel 2002 stabilì questo principio minimo di "buona condotta" in materia elettorale. Il motivo è anche di semplice comprensione: si vuole evitare che la legge elettorale sia modificata a proprio piacimento da chi magari detiene il potere in un dato momento scegliendo il sistema che più lo avvantaggi.
Ed è in virtù di questo principio che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato nel 2012 la Bulgaria, rea di aver modificato la legge elettorale pochi mesi prima del voto.
Ma questa è tutta un'altra storia. Di cui ovviamente nessuno parla.

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